Guerra in Ucraina: considerazioni di un alunno dell’ITT “Guido Dorso” di Avellino

Sul conflitto scoppiato in Ucraina, ecco alcune considerazioni scritte da Francesco Riemma, alunno della IV A dell’Istituto Tecnico Tecnologico “Guido Dorso” di Avellino.

Questo nuovo decennio continua a lasciarci senza parole, negativamente ahimè.

Gli incendi in Australia, l’invasione di locuste in Kenya, l’uccisione di George Floyd, l’esplosione devastante nel porto di Beirut, l’assalto al Congresso USA, la presa di Kabul da parte dei Talebani, l’incidente del Mottarone, il terremoto ad Haiti e, per concludere, la pandemia da Covid-19.

Come se non bastasse, si è aggiunta la guerra fra Russia e Ucraina. Quasi mi spaventa pensare che alla fine del decennio mancano ancora 7 anni e 9 mesi!

Il conflitto scatenato dal presidente russo Putin ha portato l’umanità indietro nel tempo, di circa 80 anni. Ora la parola guerra per tutti noi non è più solo un insieme di pagine dei libri di storia, ma è una realtà che ci spaventa. E’ inaccettabile che nel ventunesimo secolo, in una società evoluta e tecnologica, possa prevalere il desiderio di guerra, di spargimento di sangue (molte, troppe volte innocente). Le immagini e le notizie che ci giungono sono ogni giorno più spaventose: persone ammassate nelle metro per scampare alle bombe, cittadini comuni che si caricano di coraggio e si armano di fucili e molotov “artigianali” – che forse non avevano neanche mai visto – per fronteggiare l’esercito russo, minori che sono costretti a scappare, a volte senza un tutore che li accompagni, ospedali e palazzi rasi al suolo. Un’immagine che mi ha particolarmente scosso è quella di Vlada, una bambina ucraina che, ai microfoni del TG1, con le lacrime agli occhi, ha dichiarato: “Io non voglio morire“. Un bambino dovrebbe avere paura del buio, dei fantasmi, delle streghe, non della morte.

Una sconfinata tristezza mi pervade ogni volta che seguo gli sviluppi di questa orribile vicenda ai telegiornali; il pensiero di non poter fare molto per dare una mano al popolo ucraino e restare quasi a guardare seduto sul mio comodo divano mi opprime. Certo, si possono donare cibo, vestiti, medicinali, ma nessuna donazione mi farà pensare di aver fatto abbastanza. Spero solo che il dialogo ponga fine ad uno scenario che sicuramente, di qui a breve, sarà oggetto di studio.

Francesco Riemma

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