Il Parma calcio è fallito: ora la speranza si chiama Serie D

Ore 14, fine del Parma Fc. Si sono chiusi i termini per le offerte di acquisto, ma già tra ieri sera e stamani le uniche due cordate ammesse alla trattativa si erano ritirate. La parola passa al giudice delegato, Pietro Rogato, che alle 15 incontra curatori fallimentari e comitato dei creditori per la messa in liquidazione della società.

Il regolamento federale prevede che il titolo sportivo, ritornato nelle mani degli organismi federali, venga consegnato, sentito il parere del sindaco della città, ad una nuova società che dimostri di essere in grado di partecipare la campionato di serie D. Nei mesi scorsi, alcuni imprenditori locali, si erano incontrati per dare vita ad un progetto per l’eventuale iscrizione alla Serie D, ma negli ultimi tempi il loro lavoro si era fermato in attesa di conoscere gli esiti delle trattative con Corrado e Piazza. Ora, però, c’è il rischio, visti i tempi ristrettissimi, che non siano più in grado, loro o altri, di fare in tempo a mettere in piedi una società che possa affrontare la serie D.

Il Parma saluta il calcio professionistico. Con il fallimento scompare la società gialloblù, già scesa matematicamente in B sul campo lo scorso 29 aprile, dopo il 4-0 incassato in casa della Lazio. C’era stata, è vero, una retrocessione in B nel 2008, con immediata risalita l’anno seguente, ma questa volta per gli emiliani si chiude davvero un quarto di secolo ricco di gloria e di trofei. La data del 22 giugno 2015 resterà tristemente nella storia centenaria del Parma Fc, nato nel dicembre 1913. L’isola felice del calcio va alla deriva. I tifosi, ormai rassegnati al peggio, ripassano i momenti di gloria. Tanti, a partire dal 1986 quando la sponsorizzazione del Parmalat apre sentieri nuovi e ricche prospettive. Sacchi e Zeman insegnano calcio moderno, ma è il pragmatismo di Nevio Scala, sergente di ferro, a fertilizzare l’entusiasmo della provincia che scala i quartieri nobili del calcio italiano. Promozione nel 1990 e dopo due stagioni Coppa Italia a spese della Juve del Trap con gol di Osio e Melli, eroi della prima fase con Benarrivo, Zoratto, Apolloni, Asprilla e ‘Condor’ Agostini. Alla terza con Melli e Cuoghi vince la Coppa delle Coppe (3-1 all’Anversa). Ecco Dino Baggio, Crippa, Zola e Sensini per la Supercoppa europea a spese del Milan di Capello. Nel maggio 1995 il Parma fa il suo lusinghiero bilancio: terzo posto dopo lunga lotta con la Juve di Lippi che la batte in finale di Coppa Italia, ma si arrende nell’epilogo di Coppa Uefa, terzo sigillo europeo, protagonista Dino Baggio. Poi la realtà si fa dura, Tanzi affida la presidenza al figlio, la panchina al giovane Ancelotti, gli investimenti e le esposizioni diventano faraoniche, si creano le premesse per il disastro. Dopo Cannavaro arrivano Thuram, Chiesa e Crespo, dal vivaio esce Buffon e nel 1997 ecco lo scudetto sfumato per due punti con la Juve, che vale l’accesso alla Champions. Con Malesani il Parma vola in paradiso nel 1999: Coppa Uefa con 3-0 al Marsiglia, Coppa Italia dopo due pari con la Fiorentina, poi Supercoppa Italia sul Milan di Zac. Comincia la diaspora dei campioni, la società scricchiola, ma fa in tempo a vincere un ultimo trofeo, una Coppa Italia nel 2002 con Junior e Carmignani in panchina. Nel 2006 arriva Tommaso Ghirardi, che l’anno dopo si affida a Cuper la cui gestione conduce alla retrocessione dopo 18 anni. Il Parma riparte dalla B e Guidolin ottiene subito la promozione. Negli anni arrivano Giovinco, Amauri, Candreva, Pellé, Biabiany ma è solo a metà 2011-’12, con Roberto Donadoni in panchina, che il Parma riprende quota: sette vittorie consecutive e ottavo posto il primo anno, decimo il secondo, 17 risultati utili consecutivi il terzo. Donadoni fa miracoli nonostante una società sempre in difficoltà, tanto che per i mancati pagamenti Irpef perde l’Europa League conquistata sul campo. E’ l’inizio della fine, neanche l’ex ct riesce a fermare la crisi che porta alla retrocessione e, oggi, al fallimento.

 

 

 

Da Ansa.it

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