Klimt al Palazzo Reale di Milano: “Alle origini di un mito”
Da oggi 12 marzo fino al 13 luglio 2014, al Palazzo Reale di Milano è possibile visitare la mostra “Klimt. Alle origini di un mito” che va a celebrare l’artista dell’Art Nouveau, esibendo per la prima volta in Italia alcuni suoi capolavori provenienti da importanti musei internazionali.
L’esposizione è realizzata in collaborazione con il Museo Belvedere di Vienna e curata da Alfred Weidinger, famoso studioso di Klimt e vicedirettore del museo viennese, insieme alla studiosa italiana Eva Di Stefano. Ed è organizzata dal Comune di Milano, Palazzo Reale, 24 ORE Cultura e Arthemisia Group.
Gustav Klimt con il suo inconfondibile stile dalle linee sinuose e dall’uso dell’oro, mette d’accordo proprio tutti e resta uno degli artisti più popolari, e se da una parte innumerevoli sono le stampe con le sue opere, ritrovabili ovunque, su qualsiasi quadretto, dall’altra registra cifre da capogiro. Infatti, “Il Ritratto di Adele Bloch Bauer” fu acquistato qualche anno fa per ben 135 milioni di dollari, risultando uno dei quadri più costosi da sempre.
Sono venti gli oli esposti in un percorso che offre oltre 100 opere. Un’esposizione straordinaria se si considera che delle 250 opere dell’artista viennese conosciute, proprio un centinaio sono accessibili e tutte le altre sono andate perse o distrutte. Ed inoltre per il 150° anniversario della nascita di Klimt sono state esposte non più di 40 opere.
“Klimt. Alle origini di un mito” ripercorre la formazione, gli inizi della carriera dell’artista, la fondazione della Secessione austriaca, il passaggio all’Avanguardia internazionale, e si propone di indagare i rapporti familiari e affettivi.
Dal paesaggio austriaco con Dopo la pioggia e Mucche nella Stalla, alla pittura simbolista con Fuochi Fatui e La Famiglia, da Adamo ed Eva a Acqua in movimento, dal Girasole a Salomè, fino agli importanti ritratti femminili. Sicuramente non mancherà una delle opere più famose di Klimt: Il Bacio. Sono anche esposte alcune lettere d’amore scritte a Emilie Flöge, che sono state scoperte recentemente.
La mostra si chiude con il famoso Fregio di Beethoven, ispirato alla Nona Sinfonia, simboleggia la lotta tra bene e male, l’amore ed il cosmo femminile, e va ad occupare un’intera sala immergendo il visitatore nell’opera d’arte totale e nel mondo dell’artista austriaco.
Giovanna Di Troia