Laceno d’Oro: oggi doppio appuntamento, incontro con Valentina Pedicini e Sebastiano Riso
Sarà una giornata come sempre intensa per il Laceno D’Oro, il festival cinematografico nato nel 1959 da una intuizione di Camillo Marino e Giacomo D’Onofrio e tornato quest’anno all’antico splendore. Oggi doppio confronto con due registi: si comincia con Valentina Pedicini, autrice del film “Dal Profondo”, si continua con Sebastiano Riso che presenta “Più buio di mezzanotte”. Domani invece il festival si sposta al teatro Gesualdo di Avellino dove è previsto l’appuntamento con la performance dei Demdike Stare. IL PROGRAMMA DI OGGI E DOMANI Oggi, 28 agosto, si comincia con: Dal profondo di Valentina Pedicini Incontro con l’autrice Avellino – Cinema Panopticon, Carcere Borbonico, ore 18.30 Più buio di mezzanotte di Sebastiano Riso Incontro con l’autore Mercogliano – Movieplex ore 20.30 Il segreto di Cyop&Kaf Incontro con gli autori Avellino – Cinema Panopticon, Carcere Borbonico, ore 22.30 Domani, 29 agosto: Hometown Mutonia di Zimmerfrei Avellino – Cinema Panopticon, Carcere Borbonico, ore 19.00 Demdike Stare Performance su Haxan Witchcraft Through The Ages (anteprima nazionale) Avellino – Teatro Carlo Gesualdo, ore 21.00 I resti di Bisanzio di Carlo Michele Schirinzi (anteprima) Incontro con l’autore Avellino – Cinema Panopticon, Carcere Borbonico, ore 22.30 LA SCHEDA DEL FILM “PIU’ BUIO DI MEZZANOTTE”: Davide vive a Catania, ha quattordici anni e tanta voglia di cantare. A impedirlo è un padre incapace di affrontare la sua adolescenza e di comprendere la sua natura. Perché Davide ama i ragazzi, porta lunghi capelli rossi e arde dal desiderio di calcare il palcoscenico della vita. Figlio di un padre ostile e di una madre amorevole ma incapace di proteggerlo dalla collera del marito, Davide fugge di casa e trova rifugio a Villa Bellini, un parco di anime perdute che cercano disperatamente il loro posto nel mondo. Accolto e amato finalmente per quello che è, Davide sembra ritrovare fiducia, provando a capire quello che vuole veramente e quello che non vorrà mai. Ma il buio, cupo e profondo, vincerà la sua luce, costringendolo a cedere, a scegliere, a urlare. Opera prima di Sebastiano Riso, Più buio di mezzanotte è un storia di formazione fragile come il suo protagonista, che il mondo e la vita possono rompere con facilità. Tutt’altro che inconsistente, la fragilità del film va intesa in senso proprio e con riferimento alla condizione emotiva di Davide, adolescente e indicatore di quel disagio adolescenziale che è parte integrante del percorso di emancipazione e di autonomia dalla famiglia d’origine. Uno scatto naturale e inevitabile, vissuto dal protagonista come momento di eroismo e come atto di sfida alla conformità e a un genitore determinato a espropriarlo delle sue fantasie a favore delle proprie. Sebastiano Riso coglie molto bene lo ‘straniero interno’ che vuole (e deve) affermare la sua diversità, disgiunto da quello, altrettanto intenso, che vuole appartenere a qualcuno, essere accolto e integrato. Lo sguardo del giovane autore filma il suo protagonista senza esibirlo, trattenendosi dietro una porta a vetri mentre il corpo di Davide diventa abile all’amore o sottraendosi con un’ellissi temporale alla sua violazione. Considerato ‘imperfetto’ dal padre, che prova a correggerlo con ‘iniezioni’ di virilità e a negare la legittimità del suo essere al mondo così com’è oggi, Davide dà voce e accordo a un ‘parco’ di anime belle e in via di costruzione che non vedranno mai l’aurora della vita. Davide, Rettore, Meriliv, Wonder sono polaroid fotosensibili che ‘bruciano’ in sessanta secondi e soffrono l’esposizione alla luce, sono ‘prinçese’ che sognano ‘bisturi taglienti’ mentre le ‘macchine puntano i fari sul palcoscenico delle loro vite’. Vite che gli adulti, fuori campo, non rispettano nella dignità del loro stato specifico, impedendo a suon di cazzotti di realizzare le esigenze esistenziali che le caratterizzano nel loro presente e non solo in prospettiva di quello che sarà il futuro. Sul campo restano gli effetti e i risvolti rivoltanti degli adulti, che comprano con due panini il sogno adolescente, pensando a quello che non sono mai diventati, che gli rubano tutta la bellezza, avidi di quella che non li ha mai abitati. Muovendosi tra il pop melodico di Donatella Rettore (“Amore Stella”), motivo guida del film, e la canzone d’autore di Fabrizio De André (“Prinçesa”), suggestione che dice del chiaroscuro dove si nasce e delle odiose classificazioni sessuali, Più buio di mezzanotte stigmatizza l’adolescenza come momento di disordine da guarire e l’adolescente come soggetto da normalizzare. Lo fa con qualche refrain di troppo ed esagerando la rinuncia esistenziale dei ‘grandi’, ma prendendosi il rischio di raccontare il divenire sociale e un malessere che c’è e che va affrontato, per rendere meno accidentato il percorso di sviluppo degli adolescenti e per impedire che si trasformi in una problematica più complessa. Più buio di mezzanotte Un film di Sebastiano Riso. Con Davide Capone, Vincenzo Amato, Lucia Sardo, Pippo Delbono, Micaela Ramazzotti. Drammatico, durata 94 min. – Italia 2014. – Cinecittà Luce uscita giovedì 15 maggio 2014.