L’Avellino Rugby traccia le basi per il futuro, parlano mister Caliano ed il veterano Mernone!

Archiviato il decimo campionato di serie C disputato, ma non la dodicesima stagione consecutiva, in quanto l’Avellino Rugby è ancora al lavoro, in attesa di decidere se partecipare alle prossime tappe del Trofeo Campania Seven, e per prepararsi al meglio alla festa di fine giugno, quando gli irpini ospiteranno nuovamente la società svizzera gemellata con il club caro al Presidente Roca, vale a dire gli avvoltoi svizzeri del Rugby Club Würenlos. Proseguono anche le attività, sempre più in crescendo riguardo il Settore Giovanile, gli allenamenti del minirugby diretti da Mernone e Romeo continuano al Manganelli, in attesa di iniziare con la consueta partecipazione agli Sport Days, il quale prenderanno il via ad inizio giugno come al solito al Campo Coni, mentre stamane, siolo per la categoria Under 10, saranno presenti al 4° Torneo Città di Torre del Greco, dove i tre rappresentanti irpini guidati dal dinamico Lapo Trezza parteciperanno alla kermesse, anche questa volta insieme al IV Circolo Benevento, per l’Under 12 invece vista l’impossibilità di raggiungere il numero minimo consentito, pari a diciassette unità, i lupacchiotti uniti al Rugby Salerno, nella giornata di mercoledì han dovuto rinunciare alla partecipazione. Oltre al Progetto Scuola che continua alla Caruso di Altavilla, per i ragazzi delle classi 2000/01, portato avanti da mister Caliano. Quest’annata ovale sarà ricordata, non solo per l’andamento altalenante dei lupi verdi dell’Irpinia che ricordiamo hanno chiuso con 19 punti (11 con il -8 di handicap) frutto di quattro vittorie e con il terz’ultimo posto in graduatoria (penultimo senza penalità) ma anche per l’ultima stagione agonistica di due colonne del club biancoverde, quali Carmine Caliano ed Antonio Mernone, pionieri del rugby locale, che come da regolamento non potranno più scendere in campo per sopraggiunto limite di età, ad entrambi abbiamo chiesto la parola, diciamo così per il congedo da giocatori, ma non di certo per il prosieguo della loro carriera nell’Avellino Rugby. Iniziamo con Caliano da due anni coach degli avellinesi, solo perchè la storia racconta che anche se solo per qualche giorno fu arruolato dall’infaticabile Presidente Roca,  prima di Mernone – il mister dei lupi ha iniziato chiaramente a parlare dei benefici che ha trovato iniziando a giocare a rugby 12 anni orsono, tracciando un bilancio più che positivo: ” Il bilancio che, a prescindere dai risultati della squadra in questi anni, è sicuramente positivo. Grazie al rugby sono riuscito a mantenermi in forma dal punto di vista atletico e soprattutto mentale. Per giocare a rugby devi per forza di cose allenarti (non puoi ragionare con la mentalità del giocatore di calcetto/calciotto, ovvero andiamo e buttiamoci in campo…nel rugby per buttarsi nella mischia devi per forza di cose essere allenato) – dopo circa duecento partite disputate (in tutto l’Avellino Rugby ne ha giocate 202 in campionato e 15 in Coppa Campania) ci ha raccontato il momento per lui più importante e quello meno piacevole da ricordare, buttando qualche frecciata ai giovani che si avvicinano alla disciplina – Tantissimi sono stati i momenti che ricordo con piacere. Il ricordo più nitido è di una delle prime partite a Cosenza dove in formazione rimaneggiata (giocavamo in 11 giocatori) riuscimmo comunque a segnare una meta e il numeroso pubblico di casa ci applaudì per qualche minuto, apprezzando la nostra voglia di non mollare. Dopo ogni sconfitta penso che un atleta è triste, incazzato e frustrato. Il mio pensiero è sempre però stato positivo; dopo una botta, una sconfitta si deve alzare la testa e cercare di migliorarsi. Ho conosciuto tanti giovani, però,  che alla prima botta hanno abbandonato il rugby; il mio dispiacere è la convinzione che questi giovani reagiscono allo stesso modo anche nella loro percorso affettivo e professionale – inevitabile il discorso sull’immediato futuro, con un sogno che potrebbe anche diventare realtà – In una squadra non possono esserci obiettivi personali ma il tutto si deciderà con gli amici della dirigenza. Certo che avrei il sogno di allestire ed allenare finalmente una squadra giovanile per il prossimo anno – ha quindi parlato, lui che è stato uno dei primi mediani di mischia del club oltre che il capitano di un suo possibile piccolo erede – se il promettente Lapo Trezza continuerà a giocare a rugby sarà sicuramente un mediano di mischia e il capitan futuro di un Avellino Rugby competitivo – infine ha concluso con un appello a tutte le mamme avellinesi per un futuro ovale ancora più roseo – Il futuro è sicuramente roseo se pensiamo all’offerta formativa del rugby soprattutto per i piccoli. Basta pensare che a Benevento i bimbi iniziamo a giocare a rugby a 5/6 anni; sfido tutte le mamme avellinesi a portare i loro figli sul campo di rugby sito nel parco Santo Spirito…del resto che c’è di più bello che correre dietro ad un pallone e/o afferrare un avversario per recuperare la palla? ” . E’ stata poi la volta dell’evergreen Mernone, anche lui arrivato al capolinea, almeno per quanto riguarda il rugby giocato, il quale ha iniziato a parlarci del fantastico mondo ovale e del suo impegno che sta dedicando al mini-rugby: ” Una volta entrato nel mondo del rugby è quasi impossibile uscirne. Sicuramente non ne hai la voglia, quindi anche io resterò in questo fantastico nostro mondo. Mi sto impegnando già da qualche tempo con il Settore Giovanile che stiamo tentando di formare. E’ bellissimo lavorare con i ragazzini, ed è il momento giusto per creare la mentalità rugbistica di una persona. Chiaramente se ci sarà bisogno di una mano in qualche altro settore, sono comunque a disposizione della società – anche lui come Caliano ci ha raccontato momenti positivi e momenti negativi – Diciamocelo pure, in una città come Avellino, dove il rugby ancora non riesce ad attecchire, è facile trovare più momenti brutti che belli. Nella nostra dodecennale attività ci sono state tante sconfitte, poche vittorie e quindi poche soddisfazioni. Ma il fatto di esserci ancora, vivi più che mai, rappresenta di sicuro la nostra più grande vittoria. Il momento più bello e anche il più recente è stata la vittoria contro il Cus Cosenza. Vittoria inaspettata quanto meritata, dove finalmente abbiamo giocato un rugby davvero spumeggiante. Era l’ultima mia partita in casa, dal sapore particolare, e i ragazzi mi hanno fatto il regalo più bello che  potevano farmi, con tanto di striscione, fumogenata e cori. Quello più brutto invece è stato quando, due anni fa, dei loschi individui cercarono invano di distruggere l’Avellino Rugby. Tentativo fallito, anzi l’anno succesivo, ovvero lo scorso anno disputammo il miglior campionato della nostra giovane storia – anch’egli ha individuato una nuova leva che potrebbe essere il suo successore, sia per essere un uomo di mischia sia per l’attaccamento che stà mostrando nella disciplina – Vedo molto bene nelle vesti di mio successore il giovane Rocco De Piano, sin dai primi allenamenti ha mostrato subito un’attitudine a questa disciplina. Rivedo in lui, un pò me stesso agl’inizi con quella voglia e quella grinta di fare bene. Ha il vantaggio dell’età e con costanza e dedizione potrebbe diventare un pilastro della mischia e di questa squadra. Il mio erede?chissà! Intanto gli ho già ceduto il mio posto negli spogliatoi.. – ha concluso infine con il ringraziare coloro che hanno condiviso la sua passione per questa disciplina – Approfitto dello spazio per i doverosi ringraziamenti alle persone che durante questo tempo mi han fatto compagnia in campo e fuori. Ringrazio Raffaele Cipullo, che tanto ha insistito a suo tempo affinchè io andassi a giocare a rugby; la famiglia Roca tutta, che in ogni modo ha sempre sostenuto la causa Avellino Rugby; Michele Iammucci, il mio primo allenatore che mi dava sempre tanta fiducia; Luigi Rea, per tutti Giggione, che mi ha dato la passione e un motivo per perseverare affinchè anche ad Avellino si imparasse a giocare a rugby; Daniel Bianco che oltre ad essere una persona squisita, negl’ultimi due anni ha fatto un lavoro straordinario sul piano tecnico e tattico; i pionieri Carmine Caliano, Luca Pericolo, Arturo Romeo, Giuseppe Capasso compagni della prima ora che non hanno mai mollato, facendoci vivere dei momenti bellissimi. Infine tutti i compagni vecchi e giovani, che negli anni si sono succeduti: Grazie di cuore a tutti ” .

(Arom)

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