L’infermiere sardo, guarito da Ebola: “Sono stato trattato come un amico da salvare”

”Stefano è un essere speciale e noi ci siamo presi cura di lui”. E’ parafrasando una nota canzone di Franco Battiato che oggi Emanuele Nicastri, uno dei medici ‘anti-Ebola’ dell’Istituto Spallanzani, ha fatto gli auguri a Stefano Marongiu, l’infermiere sardo di Emergency guarito dal virus, nel giorno delle sue dimissioni dalla struttura dove è stato ricoverato per 28 giorni: ”Qui mi hanno fatto sentire non solo un paziente, ma anche un amico da salvare a ogni costo”, ha detto il ‘paziente 2’ ringraziando medici e sanitari.

La guarigione di Marongiu arriva dopo quella del ‘paziente zero’ italiano, il medico Fabrizio Pulvirenti, anche lui impegnato con Emergency in Sierra Leone. Ed è motivo di orgoglio per il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che in un messaggio ha sottolineato come questa sia ”un’altra dimostrazione di eccellenza nella cura di questa malattia” e come ci sia stata ”un’eccezionale collaborazione internazionale grazie alla quale abbiamo avuto accesso immediato ai farmaci per il trattamento”. Emozionato, Stefano Marongiu ha raccontato la sua battaglia contro la malattia: ”Si vive una situazione surreale e ci si sente fuori a tutto. Solo ieri ho avuto la certezza di essere guarito”. Quando ha saputo l’entità dei suoi valori virali ha subito pensato che ”era difficile guarire, ma i medici – dice – sono stati eccezionali e se oggi sto bene il merito è di tutti e di questa macchina perfetta e impeccabile”.

Quindi una precisazione: ”Da parte mia sono state rispettate tutte le procedure di sicurezza e di autoisolamento e dunque, per quanto mi compete, non è stato messo in pericolo nessuno.

Ciò è stato possibile grazie al protocollo di autoisolamento e alla formazione sulle procedure di sicurezza datami da Emergency”. Quanto ai piani futuri, ”oggi partirò per la Sardegna e voglio godermi la famiglia, ma non escludo – ha annunciato – di essere di nuovo sul campo per ulteriori missioni con Emergency in Africa”. Dal ‘paziente 2′ arriva anche un monito: ”Oggi, mi fa paura che Ebola faccia un po’ meno paura.

Abbassare la guardia è molto rischioso”, avverte. E proprio per mantenere alta l’attenzione e contribuire al progresso della Ricerca su questa patologia, ha annunciato che, come il medico Pulvirenti, donerà il proprio sangue allo Spallanzani.

I protocolli terapeutici hanno dunque funzionato, anche se per Marongiu, come ha spiegato il direttore scientifico dell’Istituto Giuseppe Ippolito, sono stati impiegati farmaci e procedure diversi rispetto al ‘paziente zero’: ”Ai due pazienti italiani sono stati applicati protocolli clinici in parte differenti, questo poiché – ha chiarito – ogni caso è diverso e anche per l’influenza dell’età. I farmaci, ad ogni modo, sono stati realmente miracolosi”. Soddisfatto anche il neo commissario dello Spallanzani, Marta Branca: ”L’Istituto ha affrontato bene l’emergenza, in attesa che sia disponibile la nuova struttura ad alto isolamento realizzata da ministero e Protezione civile. Esorto le istituzioni a sostenerlo”. E in una giornata all’insegna della gioia, il ‘paziente 2’ ha anche ricevuto un’offerta professionale. Stefano, ha affermato Alessio D’Amato della Regione Lazio, ”è un bravo professionista e siamo pronti ad accoglierlo. Se vorrà, potrà collaborare a rafforzare l’attività dello Spallanzani”. Immediata la riposta di Marongiu: ”Mi farebbe davvero piacere collaborare con voi”.

 

 

 

Da Ansa.it

Loading