L’insostenibile conservazione dei dati scientifici
Non sempre Tecnologia e dati scientifici vanno a braccetto. Almeno secondo uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology. In pratica, l’80% dei dati grezzi, fondamentali nella ricerca scientifica, andrebbero persi nel giro di vent’anni dalla loro pubblicazione. E così la disponibilità dei dati declina rapidamente con l’invecchiare della ricerca. La causa? Sì, proprio lei: la tecnologia.
LO STUDIO I ricercatori hanno preso in esame 516 studi scientifici, vecchi da 2 a 22 anni e hanno scelto una branca della biologia (misurazioni anatomiche di piante e animali) come oggetto di indagine. Poi hanno selezionato casualmente titoli delle pubblicazioni e relativi autori. In seguito i ricercatori hanno spedito una email agli autori per risalire ai dati originari alla base di tutte le tesi pubblicate. E il risultato è stato che sono riusciti a ottenerli solo nel 23 percento dei casi, comprese le ricerche più recenti, risalenti al 2011. Negli studi vecchi più di 20 anni, oltre il 90% dei dati era già svanito per sempre. Perdite di email, per esempio – nel 25% dei casi i ricercatori si sono dovuti arrestare subito di fronte a un indirizzo mail defunto fornito come riferimento dall’autore di uno studio, che risultava peraltro irreperibile attraverso il web. Oppure supporti d’archiviazione obsoleti: sta di fatto che i ricercatori hanno calcolato che la perdita di dati relativi a ogni studio era mediamente del 17% annuo. Il che vuol dire che la maggior parte dei dati relativi agli studi scientifici effettuati non esiste già più, o comunque non è più accessibile.
SOLUZIONE: ARCHIVI PUBBLICI ONLINE Il quadro prospettato dai ricercatori è quindi allarmante. Anche perchè i dati scientifici sono generalmente cruciali affinché i risultati possano essere riproducibili, cioè, una delle peculiarità chiave della pratica nella comunità scientifica. Non solo: gli scienziati non possono mai sapere che piega prenderà la ricerca su un determinato argomento, e spesso il confronto con i dati dei lavori precedenti e delle rilevazioni effettuate nel corso del tempo risulta d’enorme o vitale utilità. Inoltre le condizioni ambientali possono variare e essere irripetibili una volta che cambiano. La proposta degli autori di questo studio è che ai ricercatori sia richiesto di salvare i dati online: archiviazione pubblica. E’ questa la soluzione. Alcune pubblicazioni scientifiche già richiedono agli autori di fornire i dati grezzi insieme al loro studio, come condizione per la sua pubblicazione, così che tali dati possano essere inseriti nell’archivio e rimanere a disposizione di tutti, possibilmente per l’eternità.
Mariano Messinese
@MarianoWeltgeis