Morte Sergio Ercolano: dieci anni dopo, la Corte d’Appello ha stabilito che non vi fu alcuna responsabilità da parte dell’Avellino, del Comune e del Ministero degli Interni
A distanza di oltre 10 anni da quella tragica sera del 20 settembre 2013 in cui si sarebbe dovuto disputare il derby Avellino – Napoli presso lo Stadio Partenio e che invece degenerò in violenti tafferugli tra tifosi e forze dell’Ordine, la Corte di Appello di Napoli, IV sezione civile, consigliere relatore dott. Sena, con sentenza depositata il 19 c.m. ha fornito un ulteriore e si auspica definitivo elemento chiarificatore sulla dinamica dei fatti che determinarono il decesso del compianto Sergio Ercolano. Gli eredi Ercolano proposero dinanzi al Tribunale di Napoli azione civile risarcitoria nei confronti della U.S. Avellino SpA, del Comune di Avellino, del Ministero degli Interni, ritenendoli a vario titolo responsabili del decesso del proprio congiunto e chiedendo un importo superiore a tre milioni di euro a titolo di risarcimento del danno. La sentenza di primo grado, in accoglimento della tesi difensiva avanzata dalla U.S. Avellino SpA, rappresentata e difesa dall’avvocato Biancamaria D’Agostino del foro di Avellino, rigettava la domanda degli eredi Ercolano ritenendo insussistente ogni titolo di responsabilità in capo a tutte le parti convenute in giudizio. A seguito dell’appello proposto dai familiari di Sergio Ercolano avverso detta sentenza di primo grado, la Corte d’appello di Napoli da un lato ha dichiarato improcedibile il gravame proposto dagli appellanti nei confronti del fallimento della Unione Sportiva Avellino in liquidazione, sempre difesa dal medesimo avv. Biancamaria D’Agostino, dall’altro ha ribadito quanto già sottolineato dal Giudice di prime cure, e cioè che “In tale situazione di estremo disordine e violenza si pone il comportamento abnorme dell’Ercolano che – o per entrare nello Stadio eludendo i controlli o per trovare una via di fuga per sottrarsi alla guerriglia tra tifosi – scelse autonomamente e consapevolmente di percorrere una strada che, per tutte le caratteristiche innanzi illustrate, era prevedibilmente molto insicura e visibilmente insidiosa”. Nessuna responsabilità dunque può essere attribuita al Comune di Avellino ed al Ministero degli Interni in dipendenza del suddetto tragico fatto di cronaca.