Novara – Avellino 1 – 2, i Lupi sfatano il tabù Piola e si prendono tre punti strameritati

Novara – Avellino   1 – 2

 

Novara: Montipò, Golubovic, Troest, Chiosa, Calderoni, Moscati, Ronaldo (dal 59′ Da Cruz), Sciaudone, Chajia (dall’81′ Sansone), Maniero, Di Mariano (dal 46′ Macheda). A disposizione: Farelli, Benedettini, Del Fabro, Mantovani, Casarini, Schiavi, Orlandi, Dickmann. All.: Corini.

Avellino: Radu, Ngawa, Migliorini, Kresic, Rizzato, Laverone (dal 78′  Lasik), Paghera (dal 56′ D’Angelo), Di Tacchio, Molina, Asencio, Ardemagni (dall’91′  Castaldo). A disposizione: Lezzerini, Pecorini, Marchizza, Moretti, Camarà, Falasco, Morosini, Suagher, Bidaoui. All.: Novellino.

Arbitro: Saia di Palermo. Assistenti: Colarossi di Roma e Sechi di Sassari. Quarto uomo: Sozza di Seregno.

Marcatori: al 13′ e 29′ Ardemagni, all’89′  Maniero.

Espulso al 66′ Da Cruz. Ammoniti:  Moscati (N), Paghera,  Sciaudone (N), Di Mariano (N), Laverone, Molina e Lasik. Angoli: 4-2. Rec.: 1′ pt; 6′  st.

 

Finalmente  è stato sfatato da parte dei Lupi il tabù dello stadio Silvio Piola di Novara. Infatti, l’Avellino non aveva mai vinto nella città piemontese. Quest’oggi c’è riuscito. E la vittoria, strameritata, è arrivata in ragione di quell’approccio giusto che, alla vigilia del match, aveva chiesto Novellino ai suoi ragazzi.

Un primo tempo, quello dei Biancoverdi, davvero da incorniciare, con due gol segnati e una padronanza della gara davvero disarmante. Merito anche del tecnico di Montemarano che aveva gettato le premesse di un buon risultato sul sintetico del Piola, con un assetto tattico ed alcune scelte dei singoli interpreti davvero incontestabili, almeno a nostro avviso. Proprio ieri, in sede di conferenza stampa, avevamo chiesto a mister Monzon (che era chiamato a correggere un assetto difensivo che a Cesena aveva lasciato alquanto a desiderare) se non avesse intenzione di inserire nel pacchetto arretrato, segnatamente nel ruolo di terzino destro, un altro difensore di ruolo (Ngawa) in luogo di un Laverone assai propenso alla fase offensiva (magari spostando pià avanti l’ex vicentino).

Novellino, dall’alto della sua sconfinata esperienza, ha saputo inquadrare l’assetto iniziale dei Lupi entro un canonico 4-4-2 che tantissime soddisfazioni gli ha regalato nel corso della sua lunghissima carriera, tra serie A e serie B.  Il tecnico di Montemarano, oltre a risistemare la catena di destra con Ngawa e Laverone, ha avuto anche l’intuizione giusta di togliere dall’out sinistro un attaccante esterno come Bidaoui e di inserire un esterno come Molina che, quando occorre, sa anche dedicarsi alla fase di non possesso. Con una squadra più corta e compatta, l’Avellino è stato impostato in maniera maggiormente “conveniente” e pragmatica rispetto alle precedenti trasferte.

Il resto delle ragioni positive che hanno reso vittorioso per i Lupi  il pomeriggiodel Piola, risiedono, come si diceva sopra, sull’approccio giusto di Ardemagni e compagni e sulla grande intelligenza e tranquillità dei ragazzi in maglia biancoverde nella gestione  della palla, e nella tempistica diligente degli interventi nel non possesso. Un Avellino che finalmente è riuscito a portare nettamente dalla propria parte la prima frazione di gioco, circostanza che si era verificata soltanto in casa e soltanto contro il Foggia.

C’era molto timore per questa sfida in casa del Novara perchè si pensava che il “trauma” in termini di rendimento (ma anche di sfortuna, come non dirlo) subito nel confronto  al Manuzzi di Cesena, avesse lasciato ancora qualche scoria nella mente dei ragazzi di Monzon. Invece, sin dalle prime giocate, si è capito che questo pomeriggio in Piemonte sarebbe stato foriero di una prestazione gratificante da parte dei Lupi.

Il primo gol, giunto dopo soli 13 minuti, è stato il giusto suggello ad una padronanza tecnico-tattica dei Lupi che si stava definendo con nettezza: grande azione sulla sinistra dello scatenato Molina che metteva un pallone d’oro al centro dell’area per Ardemagni, che si portava la sfera avanti con l’addome e poi freddava il portiere avversario in uscita con un tocco di esterno destro. Il gol subito non scuoteva del tutto gli uomini di Corini, anche perchè i Lupi avevano ormai preso le misure giuste nel mezzo del campo e non consentivano ai Novaresi di giocare soprattutto le seconde palle, che erano tutte preda degli Irpini. E poi c’era questo pressing dell’Avellino che si faceva sempre più alto, che dava il là al raddoppio, che arrivava al 29′ in maniera quasi naturale: anticipo sulla trequarti destra del Novara da parte dell’ottimo Ngawa che si impossessava della palla e la scodellava al limite dell’area per la testa di Asencio, che, a sua volta, la spizzava verso il centro per Ardemagni, che tutto solo al centro dell’area non aveva difficoltà a mettere di destro  la sfera alle spalle del pipelet novarese. 

La ripresa vedeva il classico canovaccio tattico della squadra soccombente che tentava di rientrare in gara e la compagine con il doppio vantaggio che, con tanta concentrazione e diligenza, rintuzzava tutte le iniziative avversarie. L’Avellino, sostituito l’ammonito Paghera con capitan D’Angelo, dava maggiore vigorìa alla propria fase di non possesso, lasciando davvero pochissimo spazio alle giocate offensive del Novara. La gara aveva rari sussulti in termini di azioni pericolose per i ragazzi di Monzon. Anzi erano proprio i Biancoverdi, con Ardemagni, ad andare vcinissimi al gol, con il bomber milanese che si divorava, sebbene leggermente defilato sulla sinistra, la terza rete a porta vuota.

Rimarcata anche la nota di cronaca del suicidio di Da Cruz che si faceva stupidamente espellere per un gesto di eccessiva stizza, che faceva “piovere sul bagnato” per la compagine di Corini, bisogna anche dire che la partita andava sempre più spegnendosi, sebbene, ad un minuto dal termine regolamentare,  l’unica disattenzione difensiva dell’Avellino andava a rimettere, almeno numericamente, in gioco il Novara. La marcatura azzurra arrivava con un colpo di testa di Maniero, che nella circostanza era stranamente marcato da Molina. Ma era solo un sussulto, l’ultimo, prima della resa da parte dei Piemontesi.

 

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