Rumeno detenuto nel Carcere di Bellizzi ricoverato in ospedale per sospetta tubercolosi
Con una nota, il Sindacato di Polizia Penitenziaria di Avellino (SAPPE) ha diffuso la notizia del ricovero d’urgenza (presso il reparto di malattie infettive del Moscati) di un cittadino rumeno detenuto nel Carcere di Bellizzi, a cui è stata diagnosticata una sospetta tubercolosi.
“La questione assume particolare grave rilevanza dal fatto che è trapelata la notizia dagli ambienti sanitari che da anamnesi recente del detenuto risulterebbe che lo stesso sia stato già ricoverato nel mese di marzo e quindi sembrerebbe dimesso con la diagnosi di: “soggetto affetto da tubercolosi polmonare” facendo rientro in Istituto ove sembrerebbe che non ci siano state le dovute informazioni per garantire le conseguenziali tutele sanitarie e una giusta prevenzione. A questo punto della vicenda occorre necessariamente conoscere se la Direzione da allora ad oggi ha messo in atto tutti gli interventi che il caso impone in considerazione che ci troviamo a fronteggiare una patologia, se realmente diagnosticata, quale quella della t.b.c. che prevede uno specifico e rigoroso protocollo di prevenzione e profilassi finalizzato a scongiurare un possibile e facile contagio tra tutte le persone che a vario titolo sono venute in contatto con il soggetto infermo. Non ci è dato sapere, se sono stati già eseguiti i previsti esami di routine come quello della mandoux che costituiscono il primo livello di intervento e se sono state avviate tutte le comunicazioni di rito alle Autorità competenti e se sono state adottate tutte quelle misure cautelative per tutto il Personale ivi operante e non solo. La attuale critica emergenza dovuta al costante aumento della popolazione detenuta ha ricadute in negativo sulla qualità della salubrità dei luoghi in questione e genera il profilare di malattie infettive come nel caso specifico per la t.b.c. di cui risultano affetti numerosi detenuti stranieri che provengono da aree geografiche ove tali patologia sono presenti in maniera massiccia. Questo ennesimo caso di t.b.c. riapre la discussione sulla necessità di rendere obbligatoria l’indagine sanitaria ai detenuti provenienti dall’esterno, che potrebbero essere affetti o portatori di patologie infettive come la t.b.c. Si rende necessario ed improcrastinabile predisporre un progetto di adeguata formazione specifica al Personale della Polizia Penitenziaria, per evitare e diminuire al minimo i rischi di contagio di varie patologie proprie nell’ambiente penitenziario, durante l’espletamento del proprio servizio, come d’altronde è necessario fornire il Personale di adeguate strutture, mezzi e dotazioni personali per rendere quanto più asettici possibili i luoghi di lavoro e di detenzione. Concludendo si precisa che non è intenzione creare inutili allarmismi sulla vicenda, ma il caso nella fattispecie impone tutta la dovuta attenzione di chi è proposto a fronteggiare tali ipotesi”.