Olimpia Milano – Scandone Avellino 76 – 82, peccato: con un pizzico di fortuna la Coppa poteva essere dei ragazzi di Sacripanti

Sidigas Scandone Avellino  –  EA7 Emporio Armani Milano      76  –  82
                                            (11-21; 36-43; 55-60)

 

 

 

Scandone, peccato:  con un pizzico di fortuna e fiducia in più avresti potuto portare a casa la coppa! E’ andata male agli uomini di coach Sacripanti contro la corazzata Milano, che tutto sommato è stata resa “meno mostruosa” proprio da un’ottima Sidigas. Al tirar delle somme, ci si rende conto che Avellino, a cui va comunque un grandissimo plauso per ciò che ha saputo combinare di buono in questa tre giorni milanese, è andata vicinissima ad acciuffare un sogno. Se non fosse stato per qualche errore di troppo da parte dei cestisti in canotta biancoverde, la finalissima poteva sorridere ai Lupi. Milano ha giocato la partita che gli aveva chiesto Repesa, ma si può ben dire che è stato Avellino, che, in qualche misura, ha forse non confermato sui legni del Forum di Assago le aspettative che la truppa di Sacripanti aveva creato trai tifosi con le due vittoriose gare nella semifinale e nei quarti.

Ebbene, sì. a nostro avviso la vittoria di Milano appartiene più al rendimento non al top di Avellino che non ai meriti dei Meneghini. Se analizziamo le cifre che la finalissima ci ha restituito, ci rendiamo conto che alcuni fondamentali hanno visto cifre non positivissime da parte degli Irpini: i rimbalzi (19 offensivi concessi all’Olimpia), le bombe (appena il 25% con “sole 4 su 16” realizzate da parte dei biancoverdi, a fronte delle 10 su 34 degli avversari) il saldo di -4 tra palle recuperate e perse. Ma ciò che forse ha determinato maggiormente la vittoria di Milano è stato l’approccio delle due squadre al match: con enorme convinzione e sicurezza l’Olimpia e con impaccio e nervosismo Avellino. Il primo quarto ha creato un solco di 10 punti tra le due contendenti: 11-21 per Milano. E quello forse è stato il primo vero motivo della sconfitta di Avellino. Un handicap di doppia cifra nei primi dieci minuti, che Nunnally e soci, pur vincendo il secondo e terzo quarto, non sono più riusciti a recuperare. Il meno sette con il quale Avellino ha affrontato il quarto decisivo si è rivelato irrecuperabile, vuoi per la difesa ferrea degli Eredi delle mitiche Scarpette Rosse, vuoi per l’affiorare dell’enorme stanchezza dei Lupi per questa tre giorni di fatiche inenarrabili.

La grande consolazione di questa finale per i Lupi, sta  nel fatto che essa ha restituito alla tifoseria biancoverde e agli addetti ai lavori, pur nella sconfitta, la netta sensazione che Avellino ha raggiunto ormai lo status di squadra di rango, che sicuramente farà valere nel prosieguo del campionato e, probabilmente anche nella post season, alla quale gli uomini di Sacripanti potrebbero accedere da una posizione di classifica assai importante.

 

Il tabellino:
Avellino: Norcino ne, Ragland 8, Green 1, Veikalas 5, Acker 9, Leunen 3, Cervi 8, Severini, Nunnally 25, Pini 4, Buva 13, Parlato ne.
Milano: McLean 15, Lafayette 3, Gentile ne, Amato ne, Cerella, Kalnietis 5, Macvan 14, Magro 2, Cinciarini 10, Sanders 17, Jenkins 8, Simon 8. 

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