Serino, dopo 400 anni di Storia chiude il Convento di San Francesco
Il Capitolo Provinciale dei Frati Minori ha deciso con grande stupore e incredulità della comunità serinese, la chiusura dell’antico monumento e per secoli punto di riferimento dei cattolici, fedeli e comunità locale.
Il Convento sorge alla frazione San Giacomo e fu costituito da un primo nucleo di frati nel 1615. La costruzione dell’edificio iniziò nel 1617 e terminò nel 1644 con i padri che abitarono nel convento mentre era ancora in costruzione, officiando nell’annessa chiesa. Che fu da subito aperta al culto sebbene non completata.
Fin dall’inizio all’opera di evangelizzazione i frati affiancarono il lavoro materiale, integrandosi così ancora di più nella realtà socio-economica serinese. Nel convento veniva filata la lana, che poi era cardata a Baronissi e tessuta a Castellammare di Stabia cosicché erano confezionati gli abiti dei monaci e anche quelle di persone molto povere.
Nel 1811, quando i conventi vennero soppressi con l’ordinanza napoleonica, quello di Serino, con l’annesso lanificio, rimase in funzione sotto la guida di frate direttore. Fu invece chiuso nel 1866, in seguito alla legge sull’incameramento dei beni ecclesiastici. Riaperto dopo pochi anni e successivamente restaurato, fu sede di noviziato fino al 1942. Nel 1945 vi furono nuovi restauri, e l’edificio venne ancora ampliato.
La Soprintendenza ai monumenti della Campania l’11 novembre 1960 dichiarava il chiostro e la chiesa del convento, monumento nazionale.
Di notevole pregio artistico sono la chiesa ed il chiostro con suoi preziosi affreschi, opera di Michele Ricciardi di Penta (SA), eseguiti nei primi anni del Settecento e raffiguranti la vita di San Francesco e miracoli di Santi Francescani (Antonio, Pietro d’Alcantara e Giovanni di Capestrano).
La chiesa conventuale, dedicata a S. Francesco d’Assisi e a S. Giacomo Apostolo, ha una sola navata e nel corso degli anni ha avuto molti restauri, ma la sua struttura è rimasta sempre la stessa.
Sullo sfondo, in una bella visione di insieme si notano l’altare maggiore in forma di semplice ara sacrificale, il coro in pregiato legno intarsiato di noce, datato 1765, con le sovrastanti maestose canne dell’organo. Ai due lati della navata e del transetto si aprono otto cappelle.
Gli avi dei Moscati, Giovanni Battista Moscati – colui che nel 1613 da sindaco di Serino tanto si adoperò tanto per la fondazione del convento – ed i suoi fratelli Aniello, Antonio e Camilla, fin dall’apertura al culto della chiesa di S. Francesco (1616), avevano ottenuto il diritto di sepoltura con la costituzione di un sepolcro di famiglia. I fratelli Moscati il 28 luglio 1636 ottennero dal Ministro Provinciale P. Pietro da Cilento l’autorizzazione a fondare la Cappella dell’Immacolata nello spazio di loro proprietà, dotandola di statua in legno e di tutto occorrente per la celebrazione dei sacri riti.
Ogni anno il Cav. Francesco Moscati, padre del medico santo, conduceva la sua famiglia in villeggiatura a S. Lucia di Serino, suo paese natio. «Allorché andavamo in campagna, a S. Lucia di Serino, Giuseppe frequentava con assiduità e grande pietà la Cappella di Casa e la Chiesa dei PP.Francescani nel villaggio Sala, che dista mezza ora dalla casa paterna» (Eugenio Moscati, fratello del medico santo, in Atti del processo di beatificazione).
Per Giuseppe Moscati, visitare con “assiduità e grande pietà”la Chiesa del PP. Francescani, oltre ad essere una occasione per pregare per i suoi antenati, senz’altro era anche un ulteriore momento di crescita nell’ideale e nello spirito francescano, che si manifesterà concretamente nel suo stile particolarissimo di vita cristiana povera, disinteressata e caritatevole. Risultano ancora profetiche e attuali le parole del P. Teofilo Giordano, Ofm, in “I Frati Minori a Serino” (Tipografia dei Monasteri, Subiaco, 1968), pagg. 182,183; «la laboriosa costruzione del primitivo convento e della chiesa, la commovente solidarietà degli umili e dei poveri, la singolare collaborazione delle famiglie consacrata nelle cappelle gentilizie, la nobile serie delle iniziative artistiche che hanno fatto di Serino uno dei conventi più ricchi di monumenti artistici, l’ininterrotta serie di frati illustri, tra i quali la luminosa figura quasi sconosciuta di P. Francesco Magnacervo, l’attività apostolica in tutta la ricchissima gamma delle sue manifestazioni e negli ultimi decenni la più complessa attività ricostruttiva sia materiale sia spirituale e culturale, documentano in forma solenne e definitiva la vitalità, la complessità, la grandezza del francescanesimo a Serino e del suo perenne e inconfondibile messaggio di fraternità e di amore».
Roberto Vetrone