Veronese, meraviglia visionaria in 100 capolavori in esposizione dal 5 luglio al 5 ottobre 2014 al Palazzo della Gran Guardia di Verona
Capolavori assoluti del ‘500 veneziano, come la monumentale ‘Cena in casa di Levi’ appositamente restraurata, il ‘Martirio di San Giorgio’ o il ‘Matrimonio mistico di Santa Catrina’ raccontano in una grande mostra allestita dal 5 luglio al 5 ottobre alla Gran Guardia di Verona il genio visionario di Paolo Caliari detto il Veronese. Riunite per l’occasione circa 100 opere (tra dipinti e disegni) provenienti dai maggiori musei del mondo e dalle chiese che gelosamente custodiscono le meravigliose pale d’altare che furono per l’artista il pretesto per raccontare in tutto il loro splendore le sontuose feste dell’aristocrazia veneziana del tempo. In prima battuta alla National Gallery di Londra (dallo scorso marzo), ‘Paolo Veronese. L’illusione della realtà’ è stata promossa e organizzata dal comune di Verona in collaborazione con l’ateneo cittadino e la Soprintendenza per i Beni Storici e in associazione con il prestigioso museo londinese. L’iniziativa è inoltre integrata da diversi itinerari pensati per guidare il visitatore e il turista alla scoperta delle opere di Paolo Veronese conservate nelle chiese e nei musei e degli affreschi realizzati dall’artista a Verona, Vicenza, Padova, Maser, Castelfranco Veneto e Venezia. Curata da Paola Marini, direttrice del Museo di Castelvecchio e Bernard Aikema, dell’Università di Verona, la mostra, che rispetto all’allestimento della National Gallery si arricchisce dei disegni e della ‘Cena a casa di Levi’ (un olio su tela dalle ragguardevoli dimensioni di 550 per 1010 cm di proprietà delle Gallerie dell’Accademia di Venezia e in deposito presso il Comune di Verona) sottoposta a un lungo e complesso intervento di restauro, è la più completa realizata negli ultimi decenni e si ricollega idealmente a quella memorabile curata da Rodolfo Pallucchini a Venezia nel 1939. Scopo della rassegna è infatti di illustrare la grandezza del maestro cinquecentesco che fu antesignano del Manierismo sulla laguna, capace di celebrare con la sua pittura innovativa, fatta di luce, colore, ardite prospettive, il vivere civile di Venezia, l’apertura intellettuale della citta’, quando ancora non avevano preso piede i rigidi dettami della Controriforma. Per questo, anche in epoche successive, influenzo’ generazioni di artisti, tra cui Van Dyck, Rubens, Watteau, Tiepolo, Delacroix. Figlio di uno scalpellino, Paolo Caliari nasceva nel 1528 a Verona, dove si svolgeva la sua prima formazione artistica nella bottega di Antonio Badile. Ma e’ il suo mentore, Michele Sanmicheli, a introdurlo alle suggestioni della ‘maniera nuova’, sia quella di provenienza tosco-romana, rappresentata soprattutto da Giulio Romano, a lungo attivo nella vicina Mantova, sia il suo versante emiliano, riconducibile all’opera di Correggio e Parmigianino. Una matrice questa che caratterizzera’ la sua cifra anche durante tutto il periodo veneziano, nonostante gli innegabili influssi di Tiziano, a cui fu legato da vicendevole ammirazione.
La pittura del Veronese, al contrario della scuola veneta, assegnava un ruolo assolutamente centrale al disegno, mentre al tonalismo spesso preferiva campiture ben definite, caratterizzate da decisi cangiantismi. Eppure, una volta operativo a Venezia, fu proprio il Vecellio a sostenerlo presso le autorita’ cittadine, a introdurlo nella cerchia di Palladio che stava rivoluzionando l’architettura del tempo. Tanto che le decorazioni pittoriche di Villa Barbaro sono tra i capolavori assoluti del Veronese. Tra i maestri piu’ contesi della Serenissima, Paolo Caliari fu chiamato a dipingere pale monumentali nelle chiese piu’ importanti del Veneto. Furono una sua invenzione le scene corali dedicate ai banchetti evangelici, comunemente indicate come ‘Le Cene’, in cui l’artista trovava il pretesto per raccontare in tutto il loro splendore le sontuose feste dell’aristocrazia veneziana del tempo. Veronese e’ quindi famoso per queste straordinarie, complesse visioni delle allegorie, per le storie mitologiche e gli impareggiabili ritratti.
La mostra alla Gran Guardia ne racconta la grandezza in un percorso espositivo suddiviso in sei sezioni: la formazione a Verona, i fondamentali rapporti dell’artista con l’architettura e gli architetti (da Michele Sanmicheli a Jacopo Sansovino a Andrea Palladio), la committenza, i temi allegorici e mitologici, la religiosità, e infine le collaborazioni e la bottega, importanti fin dall’inizio del suo lavoro. Oltre ad un’ampia scelta di capolavori dell’artista, la mostra comprende quindi numerosi disegni di eccezionale qualità e varietà tematica e tecnica, con l’obiettivo di testimoniare il ruolo della progettazione e riflessione grafica non solo nel percorso creativo di Paolo ma anche nella dinamica produttiva del suo atelier.
Da Ansa.it